CARO PAPA FRANCESCO

Don Alberto scrive al Papa sulla vicenda Caterpillar

Caro PAPA FRANCESCO,

sono don Alberto Balducci, parroco di una parrocchia della diocesi di Jesi, provincia di Ancona, regione Marche. Accompagno nell’udienza del 19 gennaio un mio caro confratello nel sacerdoziodon Maurizio Fileni, oltre al nostro Vescovo, mons. Gerardo Rocconi, e prendo così spunto per scrivere su un problema che sta a cuore a tutta la nostra zona e alla nostra gente, traendo ispirazione dal messaggio della scorsa udienza del 12 gennaio, in cui, parlando di San Giuseppe, hai trattato dell’importanza e della dignità del lavoro, come anche del dramma del perderlo e del non poterlo trovare.

 

Sono stati fatti incontri di riflessione in eventi pubblici per portare alla luce la loro rabbia, delusione, paura. Lo stabilimento da chiudere presentava bilanci sempre in attivo, offriva una riconosciuta ottima qualità di prodotto, i suoi operai sono sempre stati lodati per la loro serietà e capacità lavorativa da quella stessa azienda che ora vuole chiudere la fabbrica perché delocalizzare in Messico e in Cina le farebbe risparmiare sulla minore entità di stipendi da sborsare.

Quindi è forte il senso di massima insicurezzanon si può stare tranquilli nemmeno quando l’attività lavorativa sta andando bene sia a livello di produzione che di profitto. E tutto accade senza nessun preavviso. A causa della logica del profitto a senso unico che guida la mentalità delle multinazionali.

Caro Papa Francesco, lo sconcerto e la paura nella nostra zona sono davvero forti. Si sta operando per tenere almeno desta l’attenzione sul problema

Il giorno 21 gennaio una delegazione della fabbrica sarà ricevuta a Roma dal Ministero dello Sviluppo Economico per un tavolo di trattativa.

La sera dello stesso giorno nella Cattedrale di Jesi si farà un incontro di riflessione sull’importanza e la dignità del lavoro in cui prenderanno la parola anche alcuni operai di questa fabbrica. In questa occasione saranno presenti, oltre al nostro Vescovo, anche quello di Senigallia, mons. Franco Manenti, e quello di Ancona, mons. Angelo Spina, perché parte degli operai in questione abitano nelle loro diocesi.

Caro Papa Francesco, ti scrivo per renderti partecipe di questa nostra situazione che sarà ancora più grave se non si riuscirà a sbloccarla entro il 24 febbraio prossimo, data in cui i licenziamenti diventeranno effettivi

Una piccola speranza è suscitata dall’interesse finora mostrato da un imprenditore della Lombardia a rilevare l’intera attività, ma tutt’ora le preoccupazioni e le incognite sono molto più grandi delle nostre speranze. La non soluzione di un problema del genere può infatti avere conseguenze negative inimmaginabili per il lavoro e la stabilità sociale di un’intera vasta comunità già messa a dura prova sia dalla crisi che dalla pandemia

Così ho voluto scrivere a te questa lettera, facendomi portavoce anche di altri confratelli, rivolgendomi al tuo cuore di padre e di pastore, oltre che di amico e di fratello maggiore nella fede, perché tu possa accendere nei nostri cuori una speranza.

Un caro saluto e un forte abbraccio!

Don Alberto Balducci

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