CONCENTRARSI SULL’ESSERE UMANO: GLI OCCHI CHE SI INCROCIANO

La nave ong Humanity 1 arrivata ad Ancona con 106 migranti

ONG SOS UMANITY

Ancona, 11 luglio 2023. A bordo della Humanity1 arrivano 199 persone, di queste 65 sono minori.

Ancona, 16 agosto 2023. A bordo della Humanity1 arrivano 106 persone, di queste 29 sono minori.

 

Burkina Faso, Mali, Niger, Camerun, Guinea, Costa d’Avorio, Ghana, Sud Sudan, Sudan, Pakistan, India.

Che se ne parli con toni compassionevoli o agguerriti, al notiziario, al talkshow con politici e politicanti, al bar sproloquiando tra amici, tutti hanno la propria verità da vendere sul tema immigrazione. Ahimè tutto il discorso si riduce a “ma quanti ne sono sbarcati? Erano di più o di meno con il governo precedente?”; quanti, non chi; quanti, non come. Il chi e il come interessa però a chi si trova faccia a faccia con la realtà. Che si tratti di un medico, di un operatore Caritas, di un agente di polizia o di qualsiasi altro addetto ai lavori, durante uno sbarco è impossibile non concentrarsi sull’essere umano che si ha davanti. 

Operatori Caritas Diocesana in una foto di gruppo

È un atto di coraggio perdersi negli occhi dell’altra persona. Gli occhi nei quali ci siamo persi l’11 luglio e il 16 agosto erano occhi di bambini che brillavano in qualche istante di gioco, ma che venivano poi sopraffatti dal sonno.

Un’ operatrice Caritas si prende cura di un bambino

Erano occhi di mamme, giovanissime, che si guardavano attorno per capire se i loro figli fossero finalmente al sicuro o meno. Erano occhi di ragazzi, poco più che bambini, che fissando il vuoto davanti ad essi, cercavano con lo sguardo un genitore ormai lontano, rimasto nella terra natia. Erano occhi di uomini seri, concentrati, spaventati non più dalle onde, dai trafficanti, dalle sofferenze, ma dalla sensazione di non poter mai riuscire a far parte del nuovo mondo nel quale erano arrivati. Erano gli occhi di chi è pronto al sacrificio, per la propria famiglia ancor prima che per sé. Né santi, né mostri. Né eroi, né invasori. I loro occhi e i nostri occhi per dirsi in una lingua universale ti riconosco come fratello, come sorella, porto nel mio un po’ del tuo dolore.

Gabriele Galdelli

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